Fiducia Supplicans VI


42. La Chiesa continua a innalzare quelle preghiere e suppliche che Cristo stesso, con forti grida e lacrime, offrì nei giorni della sua vita terrena (cfr. Eb 5, 7) e che proprio per questo godono di una efficacia particolare. In questo modo, «non solo con la carità, con l’esempio e con le opere di penitenza, ma anche con l’orazione la comunità ecclesiale esercita la sua funzione materna di portare le anime a Cristo».[27]

43. La Chiesa è così il sacramento dell’amore infinito di Dio. Perciò, anche quando il rapporto con Dio è offuscato dal peccato, si può sempre chiedere una benedizione, tendendo la mano a lui, come fece Pietro nella tempesta quando gridò a Gesù: «Signore, salvami!» (Mt 14, 30). Desiderare e ricevere una benedizione può essere il bene possibile in alcune situazioni. Papa Francesco ci ricorda che «un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi attraversa le sue giornate senza affrontare importanti difficoltà».[28] In questo modo, «ciò che risplende è la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto».[29]

44. Qualsiasi benedizione sarà l’occasione per un rinnovato annuncio del kerygma, un invito ad avvicinarsi sempre di più all’amore di Cristo. Papa Benedetto XVI insegnava: «Come Maria, la Chiesa è mediatrice della benedizione di Dio per il mondo: la riceve accogliendo Gesù e la trasmette portando Gesù. È Lui la misericordia e la pace che il mondo da sé non può darsi e di cui ha bisogno sempre, come e più del pane».[30]

45. Tenuto conto di quanto sopra affermato, seguendo l’insegnamento autorevole del Santo Padre Francesco, questo Dicastero intende infine ricordare che «questa è la radice della mitezza cristiana, la capacità di sentirsi benedetti e la capacità di benedire […]. Questo mondo ha bisogno di benedizione e noi possiamo dare la benedizione e ricevere la benedizione. Il Padre ci ama, e a noi resta solo la gioia di benedirlo e la gioia di ringraziarlo, e di imparare da Lui a benedire».[31] Così ogni fratello ed ogni sorella potranno sentirsi nella Chiesa sempre pellegrini, sempre mendicanti, sempre amati e, malgrado tutto, sempre benedetti.

Così si conclude il documento e la nostra lettura che, ammetto, mi ha permesso di vedere le cose con un’ottica diversa rispetto a quella con cui mi ero approcciato. La chiave è all’inizio del paragrafo 43: “La Chiesa è così il sacramento dell’amore infinito di Dio”… certo che non tutto va bene… ma l’amore di Dio c’è sempre ed è infinito… allora la benedizione chiesta è una ricerca di questo amore nel modo in cui si può in quel momento lì… e la benedizione data non è un beneplacito, ma la vicinanza di questo amore in quel momento lì…perché l’amore è infinito…

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